ROOM SERVICE. I colori Linvea nella sontuosa cornice della reggia di Caserta
ROOM SERVICE, la mostra collettiva a cura di Pia Lauro presso le Retrostanze del Settecento, all’interno della Reggia di Caserta, dal 6 settembre al 15 ottobre 2017.
I colori e i materiali decorativi Linvea, partner e fornitore ufficiale dei materiali decorativi affidati agli artisti chiamati a interpretare l’identità di quei luoghi attraverso i propri strumenti.
In consegna allo spettatore nuove chiavi di lettura, nuovi approcci ai luoghi del presente, per una rinnovata percezione della Realtà. Nella classica e sontuosa cornice della reggia vanvitelliana di Caserta.
La Reggia di Caserta ospita la collettiva di street art Room Service, curata da Pia Lauro. Una mostra realizzata con interventi site specific degli artisti internazionali HaloHalo, Lucamaleonte, Rero, Sbagliato, 2501, per proporre una riflessione sul confine tra ciò che viene percepito come Reale e l’autentica Realtà delle cose stesse.
Ogni individuo nella propria vita prende parte o assiste ad una serie di eventi storici, fenomeni culturali e sociali, processi economici, dei quali il più delle volte non riesce ad afferrarne la realtà oggettiva, ma una realtà fittizia.
Il titolo della mostra, Room Service, ovvero servizio in camera, suggerisce l’idea di un accesso privilegiato a spazi privati, la possibilità di svelare realtà tenute nascoste e riportarle ad una dimensione pubblica. Una riflessione che nasce dal fascino di un ambiente museale fortemente caratterizzato dalla sua storia, che si fa luogo di indagine sul presente attraverso l’interpretazione degli artisti. Le stanze nelle quali si allestirà la mostra sono infatti le retrostanze degli Appartamenti Storici del XVIII secolo, luoghi di passaggio, ma anche spazi nei quali sovrani, corte e servitù potevano vivere una quotidianità autentica liberi dalle sovrastrutture e dalle convenzioni sociali.
Come gli addetti al room service, figure privilegiate in grado di accedere anche solo per pochi istanti all’autenticità della dimensione privata, gli artisti hanno il ruolo di tramite tra ciò che è accessibile a tutti e ciò che resta segreto e riservato. Dalla strada alla dimora reale, gli artisti HaloHalo, Lucamaleonte, Rero, Sbagliato, 2501, sono invitati ad occupare ognuno una stanza degli Appartamenti Storici e lasciare una traccia, un segno, per interrogare l’identità di quei luoghi e consegnare al pubblico nuove chiavi di lettura sul presente e la Realtà. La mostra arricchita dall’installazione del musicista Salvatore Prezioso, una bolla sonora che registra e rivela la storia invisibile passata e presente delle Retrostanze, vuole essere un percorso che attraverso la street art - pratica che fa dello svelamento e dello spazio pubblico i suoi strumenti principali - rovescia e ripensa questi spazi nella loro doppia valenza di luoghi prima privati e poi museali.
La mostra, a cura di Pia Lauro, promossa dall’Associazione Culturale I.CON.A e dalla Reggia di Caserta, con il Patrocinio della Provincia e del Comune di Caserta, è realizzata in collaborazione con Linvea.
Stanza 1 RERO – Untitled (ATARAXIA), 2017
Ataraxia (letteralmente, dal greco antico, assenza di agitazione, tranquillità) è un termine filosofico, adottato principalmente dalle scuole post-aristoteliche per designare «la perfetta pace dell'anima che nasce dalla liberazione delle passioni».
Rero si inserisce nell’imponente spazio architettonico delle Retrostanze della Reggia di Caserta con le sue grandi lettere dipinte in carattere verdena, proponendo una chiave di interpretazione di uno spazio anticamente utilizzato per il passaggio della servitù e luogo di distacco dalla vita pubblica. In linea con la sua ricerca artistica basata sul linguaggio e sulle sue possibili interpretazioni, Rero barra la parola con una spessa linea nera e pone sul pavimento della stanza un voluminoso mare di strisce di carta sulle quali è riportata la frase del filosofo Blaise Pascal: we seek rest by struggling against certain obstacles, and once they are overcome, rest proves intolerable because of the boredom it produces (cerchiamo riposo nella lotta contro alcuni ostacoli. E quando li superiamo, il resto si dimostra insopportabile a causa della noia che produce...). Mentre la linea nera assume la doppia funzione di negazione e di punto di domanda, l’aforisma di Pascal apre ad un’interpretazione più articolata e profonda della parola Arataxia e della funzione del luogo nel quale ci si trova.
Rero - Artista francese, classe 198 è noto a livello internazionale per le sue opere nelle strade delle città. Il suo lavoro si concentra sul linguaggio: singole parole, frasi lunghe o brevi verniciate vengono collocate in aree della città o in paesaggi naturali, trovando un significato solo in un luogo specifico. Nei suoi interventi urbani Rero sceglie il carattere Verdana, il più utilizzato nel web per la sua compatibilità universale e barra i suoi messaggi con una spessa linea nera. Ha partecipato a numerose mostre, come: L'immagine non disponibile, Fabien Castanier Gallery, Los Angeles; Eidolon, Backslash Gallery e Copia la mia destra, Confluences a Parigi; Immagine manquante, L'Hybrid a Lille; Immagine Negazione, Antje Oeklesund e Papergirl, Neurotitan a Berlino; Dentro / fuori, Galleria Able & Baker a Köln e Word Project, London College of Communication a Londra.
Stanza 2 SBAGLIATO – “喂,请问是哪位" / "Pronto, chi parla?", 2017
Una cabina telefonica solitaria si erge nella stanza spoglia. Si viene così immediatamente attratti dall’oggetto con il quale si vorrebbe interagire, ma che per sua natura nega qualsiasi possibilità di utilizzo. La cabina infatti non è altro che l’opera di Sbagliato, che campiona immagini per poi reinserirle nel tessuto urbano con una proporzione di 1:1 attraverso l’affissione di poster. Fotografata in Cina, l’opera invita ad una riflessione sul rapporto fra la cultura cinese e quella italiana all’interno del sistema conservativo contemporaneo. Spesso le istituzioni italiane si trovano costrette ad affidare a finanziatori stranieri la salvaguardia del proprio patrimonio artistico. Come se l’Italia e il Paese del Dragone fossero collegati idealmente da un filo, il telefono arancione dinanzi al quale ci troviamo ci invita quindi ad una chiamata, ad una richiesta di aiuto, mentre lo spazio che accoglie l’opera assume il ruolo di luogo simbolo della situazione italiana.
Sbagliato - Progetto artistico fondato nel 2011 da tre architetti e designers romani con il desiderio di generare un’interferenza nel tessuto urbano attraverso l’utilizzo del poster, mezzo di comunicazione dalla natura effimera e l’attitudine mimetica. Le installazioni visionarie di Sbagliato sono il risultato di una sinergia tra architettura, grafica, fotografia e collage. Nel 2012 la sua prima mostra personale alla 999Contemporary di Roma e l’anno seguente viene selezionato per il progetto Collicola On The Wall a Palazzo Collicola di Spoleto, dove realizza un’installazione permanente. Nel 2015 espone alla Galleria Toselli di Milano e alla collettiva Eterotopia, presentata a Palazzo Fazzari, a Catanzaro e all’Ex Dogana di Roma, dove nel 2016 partecipa al progetto espositivo Il Paradiso Inclinato, a fianco ai nomi di Alighiero Boetti e Sol LeWitt.
Stanza 6 LUCAMALEONTE – Esse quam videre, 2017
Tredici animali radunati fra loro si stagliano sulla superficie piana della parete della sesta stanza. Il gruppo apparentemente sospeso in una non ben definita azione, si modifica pian piano sotto i nostri occhi e i confini dei corpi di ogni singolo animale divengono le linee e i chiaro scuri da cui emerge la figura di un teschio. Lucamaleonte, si ispira anche per questo lavoro agli antichi bestiari medievali, di cui è un profondo conoscitore. L’utilizzo sapiente dell’animale quale simbolo trasformato in un’immagine diffusa nel linguaggio contemporaneo come il teschio, gli permette di far convivere nella stessa opera la modernità urbana e l’antichità di disegni tipicamente medievali, operando, senza essere invasivo, negli ambienti che lo circondano. Il titolo dell’opera Esse quam videre (non riuscire a vedere) è un'esortazione per lo spettatore a superare la prima e superficiale visione delle cose. Per realizzare un’immagine di figure interconnesse reciprocamente, l’artista sceglie infatti forme viventi che in natura si caratterizzano per essere prede o predatori le une delle altre, alimentando così il ciclo vita/morte.
Lucamaleonte – Nato a Roma nel 1983. È un nome storico della scena romana del graffiti-writing, della poster art e dello stencil in Italia, tecnica con la quale raggiungerà esiti virtuosistici fino a partecipare al celebre Cans Festival (2008) organizzato da Banksy a Londra. Nell’ultimo periodo sperimenta la pittura a mano libera per nuove opere murarie che occupano anche intere facciate, come il ritratto di F. Totti eseguito nel 2014 a Porta Metronia (Roma). La storia dell’arte e la classicità sono una sua fonte di ispirazione insieme a tavole iconografiche trovate in libri di zoologia e botanica. Tra le mostre principali: la collettiva Scala Mercalli all’Auditorium di Roma (2008) e Urban legends presso il Macro di Testaccio (2014). Ha esposto nelle principali città europee con il collettivo francese Stencil History X e ha curato insieme a Sten&Lex tre edizioni dell’International Poster Art, rassegna dedicata interamente al poster come forma d’arte urbana.
Stanza 7 2501 – Terrae Motus / Caserta, 2017
Una fitta successione di linee bianche e nere si staglia sulla parete dell’ultima stanza. Traccie di evento non immediatamente identificabile sono sparpagliate per la stanza. E’ questa la prima immagine che il visitatore coglie dell’opera di 2501 Terrae Motus /Caserta. L’opera è un omaggio alla collezione Terrae Motus ospitata a lungo nelle sale che oggi accolgono la mostra. L’eco di una collezione così imponente sembra riecheggiare ancora in questi spazi ed il tableau vivant realizzato dall’artista rievoca lo stato di emergenza successivo all’evento sismico che scosse il sud Italia nel novembre del 1980. Al tempo stesso, il cantiere messo in scena vuol essere anche un richiamo all’attuale allestimento temporaneo della collezione firmata Lucio Amelio. Le linee, solitamente tracciate da 2501 per rappresentare lo spazio ed il tempo impiegati per la realizzazione delle sue opere, si trasformano così nella traccia che il sismografo segna al passaggio dell’onda sismica. Il pigmento liquido puro nero, la luce e l’ombra vengono utilizzati come eguali elementi pittorici. Mentre il posizionamento delle luci inserite nell’allestimento viene affidato al visitatore, che nel muoverle, dà vita ad infinite versioni dell’opera.
Jacopo Ceccarelli / 2501 - Nato a Milano nel 1981. Dopo aver studiato come montatore presso la Scuola Civica di Cinema di Milano, frequenta il Master di comunicazione visiva presso la New Bauhaus University di Weimar. A São Paulo entra in contatto con gli esponenti della Scuola Sud Americana di Graffiti. Prima con la Tag ‘Robot Inc’ poi come 2501, combina diverse pratiche quali muralismo, pittura su tela, scultura, installazione, fotografia e video. La sua ricerca dialoga con il contesto non solo attraverso l’interazione con la cittadinanza, ma anche dal punto di vista spaziale e materico. Le linee bianche e nere dipinte a mano in modo astratto, preciso ma espressivo, hanno l’intento di conferire una sorta di spessore al dipinto che alteri la percezione della superficie bidimensionale. Attualmente vive e lavora tra l'Europa, gli Stati Uniti e il Sud America.
Stanza 4 HALOHALO – Sistema Operativo, 2017
Quando lavora all’interno del perimetro di una stanza HaloHalo realizza solitamente ampie e confortevoli gabbie blu dove il fruitore si trova circondato dà quelli che lui stesso definisce i suoi “svarioni”, una sorta di flusso di coscienza ininterrotto che da vita a figure più o meno astratte. In questa mostra l’artista ha deciso di dipingere su un grande cubo collocato al centro della stanza e sostituire le linee abitualmente utilizzate con la sequenza binaria 0 1. L’opera prende dunque le sembianze di una grande cervellone informatico che raccoglie i dati, li decodifica e li trasmette senza però mai darci accesso al suo interno. Lo scambio di dati informatici avviene sempre attraverso sequenze di codice binario a noi sconosciute, il che non ci rende mai totalmente padroni dei dati scambiati e provoca uno scollamento fra ciò che percepiamo e ciò che riteniamo di percepire. L’artista, proprio come fa la tecnologia, vincola il fruitore all’utilizzo di una sequenza binaria sconosciuta ma necessaria, per mostrare la quinta faccia del cubo, impossibile da scorgere normalmente: collegandosi al link ….. l’immagine della quinta faccia compare digitalmente sullo smartphone del visitatore.
HaloHalo – Luigi Garofalo, classe 1984, è nato e cresciuto a Torino. Si avvicina al mondo della street art quasi per caso, partecipando a interventi in strada e poi a piccole mostre collettive dove si distingue con il suo segno al tempo stesso caotico e ordinato. Quello di HaloHalo è un mondo fitto di segni che rapiscono e stordiscono lo spettatore, lasciandogli la libertà di immaginare ciò che gli [ap]pare.
Poche regole fisse, pochi strumenti e sempre gli stessi, un’idea finale che prende forma nella realtà. Con queste premesse, l’artista insegue equilibrio e saturazione attraverso gesti ripetitivi mai troppo programmati. Tra le sue mostre ricordiamo la personale alla galleria Square23 di Torino, 2012, la partecipazione all’Outdoor Festival di Roma e il Willoke Street art Festival nel 2015.
Linguaggio, sperimentazione, evoluzione. Nuovi punti di vista e nuove percezioni. Un’avventura nel mondo del colore, un viaggio nel tempo e nello spazio, reso prezioso dal contributo di Linvea, ancora una volta partner affidabile e qualitativamente all’avanguardia, in una rassegna artistica tra il muralismo e l’installazione, in un universo concettuale che si esprime attraverso il dinamismo del colore.